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Territorio

Aiuti dal fondo Famiglia-Lavoro

In questo momento di crisi e difficoltà economiche, stiamo riscoprendo i valori della solidarietà e dell’aiuto reciproco. È questo il principio da cui parte l’iniziativa della diocesi di Milano, che ha istituito alla fine del 2008 il Fondo Famiglia – Lavoro. Martedì 17 alla Scala di Giacobbe si è svolto un incontro tenuto da Paolo Petracca, membro della segreteria dell’ ACLI. Si è iniziato con la spiegazione in termini più semplici di cause ed effetti di una crisi che parte dal settore finanziario americano e che arriva nella nostra quotidianità. ‘In questo momento la Diocesi si è già attivata per dare una mano, perché questa crisi è arrivata prima della fine del 2008’ dice Petracca, introducendo la spiegazione del punto centrale dell’incontro. ‘Qualche giorno prima di Natale, il cardinale Tettamanzi ha convocato noi delle ACLI e la Caritas per far sì che il sentimento di questa festività non rimanesse solo nelle belle parole dell’omelia’. Spiega successivamente che questo fondo famiglia – lavoro è composto da una parte dei contributi dell’ 8 per 1000 e da alcuni tagli della spesa della Diocesi, ma si invita anche le parrocchie a seguire questo esempio per arricchirlo ulteriormente. La gestione del fondo sarà affidata alle ACLI e alla Caritas, poiché hanno contribuito ad una sua prima realizzazione; rilevante sarà anche il ruolo dei decanati, che collaboreranno a livello locale, e alle parrocchie sarà affidato il compito più importante, quello di mantenere sempre vivo questo fondo, amministrato a questo livello da persone formate da un corso specifico. Ma chi può accedere a questi contributi? ‘Prima di fare domanda, bisogna assicurarsi di aver ottenuto dallo Stato tutti i sussidi di cui si ha diritto’ avverte, spiegando che il requisito fondamentale per accedervi è l’aver perso il lavoro dopo il primo gennaio 2009. Per ulteriori informazioni si consiglia di rivolgersi alla parrocchia stessa, per avere tutti i chiarimenti necessari a riguardo”. Un piccolo sostegno, questo è certo, ma anche uno strumento virtuoso per riportare le comunità ambrosiane a quell’antico spirito di solidarietà collettiva e volontariato reciproco come era proprio delle antiche ‘corti’ dei nostri paesi quando, senza nemmeno chiedere, il più povero o malato veniva aiutato dai vicini di casa. Un sostegno quindi anche etico, perchè da questa crisi economica si possa tornare a parlare di umanità e rapporti personali con le persone, senza dimenticare nessuno ed aprendo le porte a coloro che, a volte sfidando anche il proprio orgoglio, si avvicinano per chiedere una mano a chi ha più possibilità.

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