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Musica

Lucio Dalla: l'ultimo saluto

Il sessantasettenne bolognese, Lucio Dalla, cantautore, attore e regista italiano, è stato stroncato da un'arresto cardiaco, intorno alle 12,15 di stamani, in Svizzera. Il 4 marzo, avrebbe compiuto 69 anni, durante una serie di concerti previsti per il periodo semi-primaverile. Qualche giorno fa, lo abbiamo visto sul palco dell'Ariston, accanto a Perdavide Carone, con la canzone "Nani" e, dopo aver partecipato alle 68esima edizione di Sanremo, Dalla, era impegnato nel Tour Internazionale che iniziava in Svizzera, a Montreux. Uno choc totale, che parte dal mondo della musica, continuando in quello dello spettacolo, arrivando al dolore più forte che tocca profondamente i colleghi di sempre. Laura Pausini, Jovanotti, Gianni Morandi, increduli e afflitti dal dolore, insieme ad altri volti noti della televisione italiana, hanno espresso il loro sconforto, tramite i canali web più comuni, proprio per condividere l'improvvisa scomparsa del noto cantante, Lucio Dalla.

Il ricordo di Luciano Ligabue:
Ciao Lucio. Grazie.
Lucio Dalla è stato una delle persone più libere fra quelle che hanno fatto canzoni nella nostra storia.
Era libero di seguire tutti i doni che gli sono stati fatti.
Prima di tutto quello di una musicalità che gli usciva da ogni poro. Bastava che posasse le mani su un pianoforte o soffiasse su un sax o un clarinetto e ne usciva subito MUSICA. Poi la sua voce che, naturalmente, ...era così piena di MUSICA che tante volte era costretto a inventare linguaggi e suoni perché la lingua italiana non gli bastava.
E finalmente le parole, quando ha cominciato a scriverle - da “Come è profondo il mare” in poi - sono sempre state piene di malinconia, meraviglia, ironia, gioco, stupore.
E tutto è sempre stato all’insegna di un’enorme, instancabile vitalità.
Durante l’anno più difficile della mia vita - quando mi sono ritrovato a fare l’artigliere da montagna a Belluno – le poche volte che mi hanno dato una licenza, non più di cinque/sei, sul mangianastri della mia vecchia Opel girava sempre “Dalla”, l’album con “Balla Balla Ballerino”, “Il parco della luna”, “La sera dei miracoli”, “Meri Luis”, “Cara” e altre meraviglie. In uno stato emotivo come quello era incredibile l’effetto che mi facessero quelle canzoni. Chiaramente, al rientro in caserma, le stesse canzoni avevano il compito di passarmi un po’ di forza ma succedeva sempre che su “Futura”, l’emozione diventasse quasi insostenibile. Amarezza e speranza, malinconia e gioiosità, attaccamento al passato e spinta verso il futuro, in quel pezzo (insieme a chissà quanti altri stati d’animo) c’erano e ci sono tutti.
Era il terzo album di una trilogia di capolavori: “Come è profondo il mare”, “Lucio Dalla”e “Dalla” che, cosa più unica che rara nella nostra storia, erano uno dietro l’altro. Un filotto di gioielli.
Parecchi anni fa, mi arriva una chiamata sul telefono. Io rispondo ed era proprio lui. Non c’eravamo mai sentiti prima. Mi dice “Guarda, scusa se ti disturbo, ma avevo bisogno di dirti una cosa velocissima. Ho sentito la tua nuova canzone per radio e vedrai che con quella vendi settecentomila copie”. Io non feci neanche in tempo a ringraziarlo per la sorpresa che lui aveva già messo giù. Dentro di me pensavo “See, settecentomila copie… ma quando mai…”. La canzone, appena uscita, era “Certe notti”.
Concludo dicendo che fra le tante cose che ammiro in lui c’è la sua anomalia. Lo classificano fra i cantautori ma è un’etichetta che non lo inquadra bene.
Lui era ed è Lucio Dalla.

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