Ieri sera l'appuntamento era con la prima del Teatro alla Scala.
Dodici minuti di applausi per un finale inedito e decisamente inusuale: così apre la stagione lirica 2011/2012 del Teatro Alla Scala, che ieri sera ha visto andare in scena un ‘Don Giovanni’ mozartiano piuttosto elettrizzante. Presenti in Teatro per la prima volta insieme il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il neoeletto Presidente del Consiglio, Mario Monti. Tutto pronto, quindi, per la ‘Prima’ più seguita e discussa del mondo. Inizia l’Overture, sulla scia della bacchetta nelle mani del maestro Daniel Barenboim e in scena appare immediatamente un Peter Mattei/Don Giovanni trafelato che tira il tendone del sipario, che, a sorpresa, cade, mostrando un gigantesco specchio riflettente l’interno del teatro completamente illuminato: è teatro nel teatro, in cui unico e vero protagonista è proprio Don Giovanni, che si pone davanti alla scena e persino davanti al pubblico. Ecco così svelata la concezione di quest’opera del regista Rober Carsen, innovatore per eccellenza, quella che vede il protagonista farsi quasi beffe del teatro tradizionalmente inteso e porsi al di là di quello che avverrà in scena. Don Giovanni è immortale. Inizia il primo atto: scenografia minimale, che utilizza una serie di pannelli raffiguranti il sipario chiuso, pochi elementi di scena, utilizzati con semplicità. Sono gli attori a riempire il palco, poco altro occorre. Anche i costumi sembrano sottolineare da principio questo aspetto, con gli uomini in abito da sera (tranne il servo Leporello/Brian Trefel, vestito come un macchinista di teatro) e le donne protagoniste in sottoveste, abiti che cambieranno al finire del primo atto con la scena del ballo, in cui compaiono i classici vestiti in stile settecentesco, omaggio forse ad una forma più tradizionale dell’opera. Tutto procede, dunque, per il meglio, con un finale primo piuttosto travolgente, con la solita scena di massa, in cui tutti danno contro al protagonista. Pausa di 30 minuti circa e si torna in sala e a luci spente le prime polemiche: qualcuno urla, infatti, dalla platea un ‘Troppo lento’, diretto al maestro Baremboim, che impassibile riprende l’esecuzione del secondo atto. È vero, questo Don Giovanni è sensibilmente più lento di tutte le versioni che circolano negli ultimi anni, ma siamo certi che uno dei direttori d’orchestra più quotati al mondo abbia fatto le sue considerazioni in merito e abbia prediletto un andamento forse più consono ad un’opera tradizionale e soprattutto ad un compositore fra i più classici quale era Mozart. Piaccia o no, alle orecchie dello scrivente pare una scelta quantomeno saggia e ragionata. Diversi colpi di scena si susseguono in questo secondo Atto, a cominciare dalla prima scena, in cui Leporello e Don Giovanni si cambiano di identità e il servo, fingendosi il padrone, riesce ad ingannare Donna Elvira: qui Peter Mattei, dopo aver sedotto la cameriera di Donna Elvira, si siede con la servetta nell’antipalco, dando le spalle al pubblico, a osservare la scena e a deridere, crogiolandosi nel piacere del gentil sesso, la povera amante gabbata. Non solo: qualche scena dopo la stessa cameriera si alza, mostrandosi completamente nuda in sala, ad eccezion fatta per un provocante paio di autoreggenti. Caso unico nella storia del Teatro, un attore appare nudo in scena. Evidentemente Carsen voleva lasciare un segno, oltre che sottolineare una sessualità sfrenata e senza regole. Veniamo quindi al finale d’atto, in cui generalmente Don Giovanni muore e cade negli inferi, accompagnato dalla statua del Commendatore. Dapprima il libertino muore e sembra andar tutto per il verso giusto; ma dopo qualche istante, egli ritorna dagli inferi e fa sprofondare tutti gli altri personaggi. Un modo diverso per dire di assecondare le proprie passioni e che queste dominano sulla morale? Non si vuole qui indagare oltre. Certo è che la Donna Anna/Anna Nebtreko scaligera è colei che ha ricevuto più ovazioni dal pubblico in sala e senz’ombra di dubbio rimane una delle soprano più celebrate del momento. Diversi i commenti a sipario chiuso, in questa sede ci si riserva il diritto di non farne. Fatto è che uno dei Teatri più importanti del mondo ha aperto, come sempre del resto, con una versione particolarmente unica e innovativa di una delle opere più rappresentate di tutti i tempi.