Bruno Littlemore, detenuto per omicidio, decide di dettare le proprie memorie per ammonire e divertire i posteri. Si capisce subito che è un individuo bizzarro e narciso, un pittore di una certa fama e un attore shakespeariano dilettante, con un'impressionante padronanza linguistica, qualche goffaggine e una buona dose di ironia. E si capisce che la sua vicenda è stata segnata dall'amore per una donna, Lydia, che lo ha accudito in momenti difficili, una donna con cui ha condiviso un raro tragitto, oramai tragicamente concluso. Quel che si capisce più tardi è che Bruno è una scimmia. Proprio così, uno scimpanzé d'intelligenza umana, uno scimpanzé che si è fatto uomo, si è innamorato a prima vista della zoologa che ne aveva scoperto l'eccezionale talento e ne è stato riamato, ha scoperto l'arte e la musica, il teatro e la letteratura, ha viaggiato per l'America con la sua compagna, si è sottoposto a chirurgia per attenuare le sue fattezze, ha vissuto nella sua esistenza unica una forma abbreviata d'evoluzione - e tuttavia gli sarà sempre impossibile essere uomo, come oramai tornare ad esser scimmia. La voce estranea e vicinissima di Bruno ci racconta non semplicemente che cosa significa, ma come ci si sente, che cosa si prova a diventare donne e uomini: la meraviglia, l'ironia e il terrore di essere quel che noi siamo.
Autore: Benjamin Hale
Editore: Ponte alle Grazie