Alcuni studenti hanno scioperato stamattina all'istituto Marcora di Inveruno. La motivazione: le ricreazioni sono passate da due ad una.
Quell’unico intervallo... non piace. E gli studenti dell’istituto d’istruzione superiore “Ipsia Marcora” protestano. Niente scuola, dunque, questa mattina, ad Inveruno, con alcuni dei ragazzi che hanno deciso di rimanere fuori dalle aule (altri, invece, appreso quello che stava accadendo, hanno contattato genitori e parenti per farsi venire a prendere e tornare a casa, altri ancora, infine, sono entrati regolarmente in classe per il normale orario di lezione), proprio per testimoniare il loro disappunto con la scelta. Come detto e da quanto si è saputo nelle ore successive allo sciopero, “pomo della discordia” sembra essere stato, appunto, l’intervallo, o meglio il passaggio dalle due ricreazioni dello scorso anno (10 minuti ciascuna), all’unica di oggi, è giusto precisare, però, allungata ad un quarto d’ora. Uno “stop”, per molti aspetti, inatteso, come spiega lo stesso dirigente scolastico: “Sinceramente è stata un’azione per noi inaspettata – dice il dottor Pasquale Aprea – Come scuola abbiamo sempre prediletto il dialogo, perché importante e fondamentale è rapportarsi in maniera diretta tra allievi e insegnanti. Anche in questo caso ci si sarebbe potuti tranquillamente confrontare e ragionare insieme sulla decisione. Appena dopo lo sciopero, ad esempio, ho parlato con i rappresentanti d’istituto, concedendo loro di organizzare a breve un’assemblea con i rappresentanti di classe, appunto per discutere della questione”. Una scelta, quella di portare da due ad uno gli intervalli, nata proprio per favorire gli stessi studenti. “Analizzando la situazione prima che cominciasse il nuovo anno scolastico – continua il preside Aprea – si è ritenuto che questa potesse essere la soluzione migliore e più idonea, che venisse incontro ai nostri ragazzi ed alle loro esigenze. Un passaggio che è stato dettato per garantire un maggior equilibrio (la ricreazione, infatti, fa parte del normale orario didattico), oltre, ovviamente, per tutelare gli stessi alunni e dal punto di vista anche della sicurezza”.