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Politica

"Il Governo regala le frequenze TV"

E’ veramente incomprensibile questo “regalo” che il Governo farebbe ai maggiori operatori televisivi, cedendo gratuitamente alcune nuove frequenze. Ci si domanda perché rinunciare a questo introito sicuro». Ad affermarlo è Patrizia Toia, deputata europea del Partito Democratico.
«C’è infatti da chiedersi se sono diventati matti coloro che vogliono buttare via l’opportunità di mettere all’asta le frequenze liberate dopo il passaggio alla TV digitale non facendo incassare allo Stato qualche miliardo di euro e non attuando una procedura di correttezza e di trasparenza che consenta a tutti di partecipare. Ma siamo alle solite, il conflitto di interessi pesa anche qui e allora, secondo il Governo, pazienza per il bilancio pubblico e il pluralismo culturale», prosegue Toia.

«Noi riteniamo economicamente e politicamente inaccettabile questa procedura che non fa gli interessi dello Stato e che non tratta tutte le emittenti televisive alla stessa maniera.
L’anno scorso fu fatta un’asta per l’assegnazione delle frequenze agli operatori della telefonia e perché ora si sceglie un’altra strada quando si tratta di televisioni?
Il Governo ha scelto la formula del beauty contest, cioè un concorso con assegnazione alle aziende che abbiano determinati criteri e la Commissione europea ha dato il via libera perché è competenza degli Stati scegliere il modo per gestire l’assegnazione delle frequenze».

«Se uno Stato vuole danneggiare se stesso, la Commissione non interviene, quindi non ci vengano a dire che l’Europa l’ha approvato: l’Europa ha verificato la coerenza basilare con le direttive europee e lascia poi agli Stati la scelta sul modo di procedere.
Se avessimo approvato un emendamento da me proposto, insieme ai colleghi del gruppo S&D, l’anno scorso al Parlamento Europeo, l’asta al rilancio sarebbe stata obbligatoria.
È veramente una follia che lo Stato rinunci a questo introito, soprattutto in un momento così difficile, perché l’utilizzo delle frequenze farebbe aumentare il volume d’affari delle tv vincitrici, e quindi sarebbe giusto pagare», conclude Patrizia Toia.

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