Depuratore: domande e risposte

La serata sul tema, organizzata a Nosate, ha registrato una buona affluenza di pubblico, preoccupato per la questione.

Pochi posti a sedere liberi e palestra comunale gremita per l'incontro organizzato dall'Amministrazione di Nosate sulla delicata questione del depuratore di Sant'Antonino, posto sotto sequestro lo scorso anno a causa della sua inefficienza e del grave stato di inquinamento dei canali che ricevevano l'acqua proveniente dall'impianto, in particolare il Marinone. Sono intervenuti nel corso della serata, dopo una breve panoramica dell'impianto da parte di Maurizio Casati, assessore a Cultura ed Ecologia a Nosate, l'ingegner Keffer, che ha illustrato i procedimenti di depurazione dell'acqua all'interno dell'impianto; il dottor Genoni dell'Arpa di Parabiago, che ha parlato della monitorizzazione ambientale dell'area interessata, portata avanti per ben due anni; e l'ingegner Nocco, che ha parlato dei risultati e riscontri di tali analisi. Sono state, così, smentite alcune credenze diffuse sulla questione, per esempio quella secondo cui il canale dell'Arnetta prenderebbe le sue acque dall'impianto, cosa assolutamente non vera. Vero è, però, che il Canale Industriale di Nosate risente del malfunzionamento del depuratore di Sant'Antonino, come dimostrano le schiume spesso visibili sulla superficie dell'acqua. Ne è risultato che dei lavori di potenziamento dell'impianto sono in corso, per un investimento di decine di milioni di euro, per renderlo a norma rispetto agli standard di qualità delle acque richieste da Provincia e Regione, sempre più restrittive e rigorose, e una nuova conduttura è in fase di realizzazione per aumentare l'efficienza dell'impianto in caso di abbondanti precipitazioni, cosa che finora è causa di perdite di acque non ancora depurate che si riversano direttamente nei canali. Quello di Sant'Antonino è un problema serio, che non va trascurato: è importante portare avanti una campagna di informazione adeguata.