Il mondo del calcio e i più piccoli. I settori giovanili: come se la passano? Com'è la situazione oggi? Ecco commenti e opinioni di alcuni allenatori e dirigenti.
La palla che rotola sul campo: un tocco, un secondo e un altro ancora. E poi il riscaldamento, qualche esercizio di tecnica e la partita. Dai piccoli ai più “grandicelli”, insomma, si gioca. È il mondo dei settori giovanili, ma come “se la passano?”. “Purtroppo oggi molto spesso si guarda più ai risultati che alla vera e propria crescita dei ragazzi - commenta Franco Perrini, dei Soccer Boys - E questo capite che è un problema, perché il calcio tra i giovani deve essere prima di tutto divertimento. Che cosa servirebbe, allora? Tanta pazienza da parte degli allenatori, che purtroppo in vari casi si sentono, come si dice, già arrivati quando in realtà non lo sono”. “Differenti i cambiamenti che si stanno vedendo di anno in anno - prosegue Nicolò Piletta (Accademia del Talento) - L’approccio che hanno, ad esempio, i genitori: a volte, infatti, pensano con i loro comportamenti e atteggiamenti di essere d’aiuto, invece fanno l’effetto conotrario, frenando i bimbi e non dando loro la possibilità di esprimersi al meglio”. Dentro e fuori il terreno di gioco, insomma, una realtà, quella appunto dei settori giovanili, che andrebbe attenzionata con cura. “Le situazioni non sempre sono semplici, anzi - conclude Renato Pugno (USD LG Trino) - I giovani che si avvicinano al calcio sono in calo, anche perché gli sport ormai sono tanti; di contro, a mio avviso, c’è stata una crescita, dal punto di vista tecnico e di formazione, per quanto riguarda gli istruttori. Adesso, infatti, senza gli appositi corsi, non è possibile allenare e questo ritengo sia un tassello fondamentale per avere maggiori garanzie”.
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