«L’energia, la sensibilità, l’eco stessa della musica popolare – sottolinea Raffaele Mellace nelle note di sala – sono le vie attraverso cui tre personalità ben distinte di artisti compongono in questo concerto il ritratto d’una sfaccettata anima slava dal fascino irresistibile».
Ultima orchestra ospite dell’80a stagione concertistica 2024/2025 dei Pomeriggi Musicali “80 anni suonati” è la Filarmonica di Zagabria (Zagreb Philharmonic Orchestra), che sarà al Teatro Dal Verme giovedì 16 (ore 20) e sabato 18 gennaio (ore 17).
Sul podio Dawid Runtz, per un programma che si apre con solista la Symphonic Dance di Jakov Gotovac, quindi il Concerto per corno e orchestra in Si bemolle Maggiore op. 91 di Reinhold Glière solista Radovan Vlatković e, nella seconda parte, la Sinfonia n. 6 in Si minore op. 74 “Patetica” di Pëtr Il’ič Čajkovskij.
«L’energia, la sensibilità, l’eco stessa della musica popolare – sottolinea Raffaele Mellace nelle note di sala – sono le vie attraverso cui tre personalità ben distinte di artisti compongono in questo concerto il ritratto d’una sfaccettata anima slava dal fascino irresistibile». Apre il concerto una pagina fortemente significativa per la Filarmonica di Zagabria, un brano molto nota in ambito coreografico, cioè la Danza sinfonica op. 12 del compositore dalmata Jakov Gotovac, classe 1895, formatosi tra la città natale, Spalato, e Vienna, e destinato a carriera direttoriale, segnatamente all’Opera di Zagabria. «Gotovac è stato una figura centrale nella cultura musicale croata, cui ha offerto la cifra accessibile e popolare d’un nazionalismo musicale di idioma tardoromantico. La Danza (Ruota o Kolo) sinfonica in programma, prima fortunata fatica sinfonica del compositore, del 1926, si rifà al kolo, danza di gruppo dei paesi dell’ex Jugoslavia, spesso accompagnata dalla tamburizza, liuto a manico lungo dalle corde metalliche d’origine orientale, tipico della Croazia. Puntando decisamente a Nord, approdiamo, per restarvi, in Russia con il Concerto per corno di Reinhold (Rejngol’d Moricevič) Glière, nato nel 1875 a Kiev, dove avrebbe insegnato, come anche a Mosca. Di origine belghe, direttore d’orchestra, figura in vista nell’Unione Sovietica a cavallo della Seconda guerra mondiale (morì nel 1956, tre anni dopo Stalin), anche Glière s’interessò alla musica folklorica, al canto popolare ucraino e alla cultura dell’Asia centrale. Erede del sinfonismo russo ottocentesco, esibisce una scrittura tardoromantica tonale dal melodismo espressivo e suadente di presa immediata. Ne è un esempio paradigmatico il maturo concerto in programma, insediatosi da almeno quarant’anni nel repertorio dei cornisti: scritto nel 1950 per Valery Polekh, è concepito nel formato classico del concerto virtuosistico, con ampio spazio per il solista ma anche dall’accurata orchestrazione. Corona il concerto l’estremo capolavoro di Čajkovskij, la Sinfonia del cui soprannome di “Patetica” si assunse la paternità il fratello del compositore, Modest. L’ultimo anno di vita di Čajkovskij, sospeso tra riconoscimenti lusinghieri e il mistero tuttora insoluto della fine prematura, fu dominato dall’ossessione di “una sinfonia a programma, ma con un programma che rimarrà segreto per tutti” [...] La “Patetica” andrà dunque intesa come un requiem personale, testamento sinfonico di profonda serietà esistenziale. Čajkovskij compose tra febbraio e agosto 1893, e diresse il 28 ottobre 1893 a San Pietroburgo, quella che, dichiarò, «penso sia la mia opera migliore». Il sentimento del tragico è indagato dall’artista con lucida disperazione e originalità formale»