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Tempo libero

La grafica nei videogiochi

Come capita per la maggior parte dei settori tecnologici, anche nel mondo dei videogiochi i progressi si misurano in termini di potenza e prestazioni. Più velocità, più memoria, più capacità di calcolo: ogni singolo elemento hardware nel corso degli anni ha affrontato la sua corsa evolutiva, trasformando di conseguenza anche i videogiochi. Basta fare un confronto tra titoli usciti in diversi periodi. Già a colpo d’occhio si nota come siano sufficienti pochi anni per rendere due videogiochi enormemente diversi tra loro, spesso anche quando appartenenti alla stessa serie. È proprio nella grafica infatti che i progressi tecnologici sono più evidenti: la ricerca di comparti visivi sempre più verosimili sta portando il videogioco a spostare sempre più in avanti il limite del fotorealismo, facendo immaginare un futuro dove nel gaming ci saranno contenuti indistinguibili da video in live action.
Progressi tanto frenetici, comunque, non devono far dimenticare come la grafica realistica sia solo una delle tante componenti di un videogioco. Anzi, a ben vedere non si tratta nemmeno della più importante: nonostante la corsa al realismo, infatti, il videogioco è popolato di generi e titoli che se ne discostano deliberatamente, preferendo per tanti motivi soluzioni visive molto lontane dalla verosimiglianza dei più acclamati videogiochi.
All’estremo opposto rispetto al realismo possiamo per esempio trovare grafiche cartoonesche, caratterizzate da scelte che richiamano volutamente uno stile più vicino all’animazione che al videogaming. È una decisione presa spesso per titoli open world, nei quali dunque è necessario processare una gran mole di elementi di gioco nello stesso momento. Rinunciare al realismo fa sì che questi elementi possano essere meno pesanti da gestire, e che dunque sia possibile gestirne un numero maggiore senza compromettere le prestazioni. In altri casi grafiche cartoonesche possono essere preferite come scelta stilistica, avvicinandosi più quindi a ragioni di direzione artistica.

In molti casi, infatti, sono valutazioni artistiche a far scegliere grafiche diverse da quelle realistiche. Per esempio, si possono preferire stili grafici che ricordino disegni fatti a mano: in tal caso si può optare per tecniche di animazione come il cel-shading, o per fondali bidimensionali caratterizzati da colorazioni simili alla pittura. A proposito di pittura, non è raro che un videogioco si rifaccia visivamente a particolari tecniche o stili provenienti da questo mondo: per esempio scegliendo colori ispirati agli acquerelli, o riproponendo stili iconici come quelli della pittura Ukiyo-e giapponese.
Altre volte la rinuncia a stili non realistici può derivare da ragioni direttamente legate alle caratteristiche del gioco. Per esempio, è difficilissimo che un casual game possa scegliere rese grafiche verosimili: investire risorse in questa direzione sarebbe uno spreco, dato che si tratta di titoli pensati per essere giocati in brevi sessioni. Non va dimenticato poi che spesso si tratta di titoli pensati per smartphone e console portatili, e che sebbene le loro prestazioni siano di tutto rispetto si tratta comunque di dispositivi tascabili. Altra ragione è che spesso un casual game sceglie soluzioni visive eye catching, ossia in grado di essere visivamente coinvolgenti. È un elemento di game design utilizzatissimo per arricchire gameplay altrimenti essenziali, e comporta il ricorso a colori brillanti, effetti visivi appariscenti e così via. Esempi di queste scelte si trovano sia nel mondo del mobile gaming, per esempio con match puzzle come Candy Crush, sia nel mondo delle slot machine, dove un titolo come la slot Starburst esemplifica perfettamente il ricorso a effetti grafici non realistici per gratificare l’esperienza visiva.
Discorso parzialmente simile può essere fatto per i titoli in realtà aumentata, dato che sono basati sulle immagini riprese in tempo reale da una fotocamera. Anche in questo caso si trovano esigenze di gameplay, dato che sarebbe controintuitivo associare immagini reali e grafiche realistiche. Molto più sensato risulta invece sovrapporre grafiche più semplici alle immagini reali, valorizzando e sfruttando il contrasto tra i due livelli. Non a caso il successo dei giochi AR è trainato da titoli educativi o di fantasia, capaci di fondere nel miglior modo possibile riprese e immagini di gioco.
Infine, in altri casi il ricorso a grafiche non realistiche è una scelta fatta per evocare un senso di nostalgia. È il caso dei moderni titoli che sfruttano grafiche con pixel molto marcati, che si rifanno a titoli del passato nei quali tale resa grafica era però lo stato dell’arte.
Insomma, gli stili grafici di un videogioco sono tantissimi e dimostrano come la grafica sia una parte fondamentale del videogaming. Ma non è assolutamente fondamentale che la grafica sia realistica, anzi: nella maggior parte dei casi si fanno scelte differenti, rendendo quello del videogioco un mondo estremamente variegato dal punto di vista visivo.

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