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Harris riapre la corsa alla Casa Bianca

Fin dalla sua apertura, questa campagna elettorale per l’elezione del Presidente degli Stati Uniti d’America sembrava dover seguire una strada molto diritta, tinta di rosso (il colore dei repubblicani) e priva di deviazioni sostanziali verso un esito, quello della vittoria dell’ex Presidente Trump, piuttosto scontato.

Fin dalla sua apertura, questa campagna elettorale per l’elezione del Presidente degli Stati Uniti d’America sembrava dover seguire una strada molto diritta, tinta di rosso (il colore dei repubblicani) e priva di deviazioni sostanziali verso un esito, quello della vittoria dell’ex Presidente Trump, piuttosto scontato. E in effetti finché Biden ha mantenuto la sua candidatura in corsa per la nuova legislazione sembrava esserci poco che potesse riaprire le sorti di una delle tornate elettorali più importanti della storia recente. Dal giorno del suo ritiro, però, si è aperta una parentesi insolita per la storia americana; una campagna elettorale lampo che ha plasmato gli ultimi mesi di dibattito politico ed avviato una ridistribuzione delle carte sul tavolo. Sembra quasi che la campagna elettorale americana abbia abbandonato la route 66 diretta al trionfo trumpiano, per addentrarsi in un reticolo di deviazioni, il cui esito è tutto da scoprire. Il lancio di Kamala Harris come candidata alla presidenza per i democratici ha destato qualche (comprensibile) insofferenza da parte di alcuni big di partito, ma i fatti dicono che la Harris in poche settimane sia effettivamente riuscita a rianimare il dibattito, attrarre finanziamenti fondamentali per la campagna elettorale, accordarsi i consensi di alcune lobbies determinanti e, dunque, sostanzialmente a riaprire i giochi sull’esito di questa corsa. Il mantra della Harris è molto chiaro e rappresenta il suo all-in per provare a ribaltare le sorti di questa contesa: attaccare l’individuo Trump quale minaccia per il paese e combattere la ricetta del Make America Great Again con un mix di proposte che suonano molto obamiane, nella speranza che questo possa bastare per recuperare consensi negli stati chiave. È dunque più una corsa d’emergenza contro qualcuno, tenuta insieme da un programma ereditato da Biden (uno dei migliori Presidenti della storia recente americana) e rappezzato da qualche vecchia proposta, un piano per gestire l’immigrazione e un po’ di politically correct. Il punto che gioca sicuramente a favore della Harry è la politica internazionale, sulla quale ha scelto toni e posizioni decisamente più moderate rispetto a Trump, legandosi fortemente al bacino dell’Atlantico e agli alleati europei, minacciati invece dai dazi del MAGA. Dire se questa rincorsa lampo sarà sufficiente per confermare i democratici alla Casa Bianca è forse prematuro, ma il fatto che l’argomento sia tornato in bilico è certamente un fatto del quale prendere atto. La corsa è aperta e i sondaggi ad oggi decretano sostanzialmente un testa a testa insperato. Determinante anche la redistribuzione dell’elettorato indipendentista dopo il ritiro di Kennedy e le voci su un endorsment a Trump.

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